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Prurito anale

Pur potendo apparire un problema medico di secondaria importanza,si tratta di una patologia che colpisce un numero considerevole di persone, soprattutto uomini di età adulta, e che spesso si presenta di difficile soluzione. La conseguenza più comune e’ il grattamento che a sua volta determina lesioni della cute perianale con aggravamento del quadro clinico e della sintomatologia.

La prima distinzione va posta tra prurito secondario, ove la causa viene identificata e trattata e prurito primitivo, idiopatico o essenziale dove la causa resta sconosciuta e la cui terapia e’ purtroppo molto meno efficace.

Il prurito secondario si presenta in genere associato a malattie proctologiche e sostanzialmente tutte le patologie primitive di questa regione possono presentare il prurito tra i loro sintomi, in particolare emorroidi, ragadi, fistole, ascessi, neoformazioni tumorali benigne e maligne, incontinenza fecale, malattie infiammatorie. In questi casi, posta correttamente la diagnosi, in genere la terapia della malattia di base, medica o chirurgica, risolve il problema e gli altri sintomi associati.

Altrettanto frequenti sono i casi nei quali la patologia di base e’ una dermatite su base infettiva della regione perianale, la cui natura può essere micotica, batterica, virale, parassitaria.La terapia dell’ infezione in questi casi porta ad una risoluzione del prurito che spesso costitutisce il sintomo predominante.
Esistono poi patologie dermatologiche sistemiche la cui localizzazione a livello anale può esitare in prurito, ed in particolare la psoriasi e le dermatiti bollose, seborroiche o allergiche da contatto.

Tutte le patologie sopra elencate vanno considerate ed escluse mediante visita proctologica e dermatologica durante una prima valutazione del sintomo perchè in genere una diagnosi corretta porta alla risoluzione del problema. L’ esecuzione di esami specifici di tipo endoscopico, di laboratorio o culturali verrà poi posta dallo specialista quando indicato.

Vi sono infine condizioni generali che frequentemente coesistono quali ad esempio il diabete, la gravidanza, la sudorazione eccessiva, l’ assunzione di farmaci cortisonici antibiotici o antineoplastici, l’ ipotiroidismo e le malattie tumorali.
Esiste tuttavia una notevole quota di pazienti che costituisce più del 50% nei quali nessuna di queste patologie viene identificata e si definisce pertanto il prurito primitivo o idiopatico. Parte di questo pazienti presentano il sintomo come fenomeno secondario di una patologia psichiatrica complessa (sindromi ansioso depressive, nevrosi, psicosi) la cui identificazione permette allo specialista di impostare una terapia.

La terapia del prurito idiopatico consiste nel mettere in atto una serie di misure igieniche e comportamentali quali ad esempio evitare di usare saponi, non sfregare con asciugamani,evitare per quanto possibile il grattamento e l’ utilizzo di farmaci quali antistaminici e applicazioni locali di crema all’ ossido di zinco , vaselina , eosina ed in certi casi cortisonici.

E’ inoltre opportuno evitare cibi che peggiorano la sintomatologia ( in genere alcolici, caffè, latte,cioccolato frutta secca)e regolarizzare l’ alvo.
Sono state descritte svariate terapie (iniezioni di blu di metilene localmente, di anestetici locali, denervazioni chirurgiche, escissioni di aree cutanee) la cui efficacia però e’ ancora da validare e quindi non trovano applicazione nella pratica clinica.

In conclusione, in presenza di questo fastidioso sintomo, soprattutto quando persiste oltre alcuni giorni, è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico ed eventualmente allo specialista proctologo e dermatologo perché se si tratta di un caso secondario, in genere la terapia della patologia di base permette di eliminare il sintomo, in caso invece di patologia primitiva l’ applicazione della norme sopra descritte permette di limitare quanto meno la presenza di un sintomo che spesso condiziona drammaticamente la qualità della vita delle persone interessate.

Articolo pubblicato su http://www.medicitalia.it