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Reflusso gastroesofageo

E’ la patologia gastroenterica del momento, in buona competizione con la sindrome dell’intestino irritabile.
Recenti valutazioni in Italia e nei paesi occidentali riportano un costante aumento e un conseguente aumento del consumo di farmaci per curarlo.
Il reflusso acido di materiale presente nello stomaco in esofago attraverso al valvola di passaggio, ovvero il cardias è un fenomeno fisiologico entro certi limiti. Quando però il numero e la durata dei reflussi superano un certo limite di parla di malattia da reflusso esofageo con comparsa dei sintomi tipici, ovvero il bruciore ed il rigurgito acido, di lesioni alla mucosa dell’esofago ovvero esofagite di varia gravità e infine di sintomi extradigestivi, il più comune dei quali è la tosse.
La causa è multifattoriale: un aumento della secrezione acida, una minore capacità di impedire il reflusso da parte del cardias, ovvero della valvola ( a volte causato da un’ ernia iatale), una minore efficacia dell’esofago di svuotarsi nei tempi e modi fisiologici, un aumento della pressione addominale determinato ad esempio dal sovrappeso.
A differenza di altre patologie gastroenteriche, qui il ruolo dell’infezione da Helicobacter pylori appare invece irrilevante, anzi sembra avere un effetto protettivo riducendo l’ acidità gastrica.
In presenza di sintomi suggestivi, l’esame di scelta è la gastroscopia, oggi eseguibile con minore disagio per il paziente anche per via transnasale utilizzando strumenti di nuova generazione molto sottili.
L’ esame permette di verificare la presenza di esofagite o di un’ernia iatale, di eseguire eventuali biopsie, il prelievo per la ricerca di helicobacter pylori e soprattutto di escludere altre diagnosi quali l ‘esofago di Barrett, la displasia e non ultimo l’adenocarcinoma.
In casi selezionati, pazienti giovani, sintomi tipici e risposta alla terapia può essere omesso come primo accertamento ed eventualmente eseguito in seguito in base al decorso.
Gli esami di secondo livello, ovvero la ph metria e la manometria esofagea servono a misurare esattamente il reflusso e le pressioni all’interno dell’esofago e sono indicati in casi particolari e soprattutto in previsione di una eventuale terapia chirurgica riservata tuttavia ad una minoranza di pazienti.
La terapia deve prevedere modifiche dello stile di vita e delle abitudini alimentari escludendo o riducendo dalla dieta alcuni alimenti ed eliminando il fumo.
Qualora non fosse necessaria, la terapia farmacologica ha ottime armi a disposizione, in particolare i cosiddetti farmaci inibitori di pompa protonica derivati dall’omeprazolo, gli anti h2 in certe situazioni e di procinetici ovvero i farmaci che favoriscono lo svuotamento esofago gastrico e riesce quasi sempre ad ottenere un buon risultato con diversi schemi terapeutici.
In un numero limitati di casi, la soluzione è l’ intervento chirurgico che si esegue per via laparoscopica e consiste nel creare una nuova valvola attorno al cardias per ricreare la situazione fisiologica. E’ un intervento efficace ma con potenziali complicanze severe e un piccolo numero di insuccessi, da riservare quindi a casi ben selezionati.
In situazioni particolari il reflusso non è acido ma alcalino ovvero costituito da bile, oppure misto. Qui la situazione è un poco più complessa e la valutazione di un gastroenterologo è consigliabile per una terapia efficace.
In presenza di sintomi quindi è opportuno rivolgersi al proprio medico che valuterà l’ eventuale indicazione ad una gastroscopia oppure consiglierà la terapia più adatta. In caso di insuccesso o ricomparsa del problema una visita gastroenterologica è il modo migliore per impostare un corretto iter diagnostico e risolvere il problema.