Le unità di coloproctologia sono centri medici dedicati allo studio, prevenzione e terapia delle
patologie colorettali nati per soddisfare l'esigenza di poter trattare nella stessa sede il paziente
concentrando tutte le competenze necessarie in modo da evitare trasferimenti al paziente come si
verificava in passato.
Il responsabile di una UCP è in genere un chirurgo colorettale con specifiche competenze nel
settore che lavora in costante contatto con la rete di ucp presenti sul territorio italiano coordinate
dalle due società scientifiche referenti: la SICCR (Società italiana di chirurgia colorettale) e la
SIUCP (Società Italiana Unitaria di Coloproctologia).
Il paziente che si rivolge a questa struttura trova tutti gli specialisti necessari che vengono coinvolti
ed consultati in base alla singole necessità, ed in particolare, oltre ovviamente al colonprocotologo,
il ginecologo, l'urologo, il gastroenterologo, lo psichiatra, il dietologo, il neurologo, il radiologo,
l'endoscopista, l'oncologo, il chirurgo plastico, il dermatologo, l'anatomopatologo e lo
stomaterapista.
Sono presenti poi tutte le tecniche e tecnologie necessarie per completare lo studio ed il percorso
diagnostico terapeutico: la radiologia diagnostica ed interventistica (con particolare riferimento
alla defecografia, studio dei tempi di transito intestinale, ecografia transanale tc e rmn), l'endoscopia digestiva ed uroginecologica (ano retto colonscopie e cistoscopie), la possibilità di
eseguire manometrie anorettali e studio neurofisiologico.
Sono infine disponibili le tecnologie e le necessarie competenze medico chirurgiche per la terapia
delle patologie colorettali.
Questa organizzazione permette di uniformare e standardizzare l’ offerta al paziente e di mantenere
alti ed aggiornati i livelli di competenza.
Il momento centrale dell’ attività di una ucp è costituito dalla VISITA PROCTOLOGICA.
La visita proctologica prevede un colloquio dettagliato ed approfondito durante il quale lo specialista raccoglie l'anamnesi, i sintomi del paziente e tutti gli elementi ritenuti utili ai fini della diagnosi.
E' anche possibile in questa fase compilare dei questionari mediante i quali ottenere punteggi e valutare obiettivamente alcune condizioni specifiche come ad esempio la stipsi e l'incontinenza fecale.
Successivamente si esegue l'esame obiettivo generale e l'esame anorettale.
Il paziente viene in genere fatto accomodare su un lettino, sul fianco sinistro con le gambe
flesse verso l’ addome (posizione di Sims) (fig. 1) anche se può essere utilizzata la posizione
ginecologica (fig. 2) o genupettorale (fig. 3).
Si procede quindi con un esame visivo della cute perianale e dell'ano.
Segue quindi l'esplorazione rettale digitale eseguita mediante l'introduzione di un dito lubrificato
nell'ano.(fig. 4 e 5) Durante questa fase il medico può chiedere al paziente di contrarre la
muscolatura, di spingere oppure riferire particolari localizzazioni del dolore eventualmente
presente.
In certi casi si procede quindi ad introduzione dell'anoscopio, strumento monouso di plastica, lubrificato, nell'ano in modo da visualizzare il canale anale e l'ampolla rettale.(fig. 6 e 7)
Queste manovre possono essere un poco fastidiose ma sono assolutamente indolori e non vanno eseguite in circostanze particolari (immediato postoperatorio dopo alcuni intervento, presenza di ragade con ipertono sfinterico ad esempio).
In genere non è necessario eseguire preparazioni specifiche prima di una visita proctologica anche se a volte alcuni specialisti consigliano di eseguire un piccolo clistere a domicilio.
Al termine della visita infine lo specialista formula la diagnosi se possibile con le conseguenti indicazioni terapeutiche oppure suggerisce la necessità di eseguire accertamenti strumentali di varia natura quando indicati.
Articolo pubblicato su http://www.medicitalia.it