La storia alle spalle di questa procedura parte da lontano: addirittura Ippocrate nel 460 ac descrisse una procedura simile a quella attualmente utilizzata.
Nel diciannovesimo secolo la procedura era utilizzata ma il successo e la popolarita' sono giunti solo recentemente, nel secolo scorso, quando prima Blaisdell nel 1958 ed infine Barron nel 1963 hanno perfezionato la tecnica e precisato le indicazioni.
In sintesi, la procedura consiste nell' applicare alla base dei gavoccioli emorroidari patologici un 'laccio' elastico utilizzando uno strumento particolare introdotto attraverso un anoscopio al fine di provocare la necrosi e la caduta del tessuto emorroidario e del laccio stesso a circa una settimana dall' applicazione.
Il limite della tecnica è dato dal grado di emorroidi che, come noto, secondo una classificazione comune sono divise in quattro gradi.
L' indicazione corretta, ove la procedura consente di ottenere i migliori risultati è costituita dalle emorroidi di II grado sanguinanti resitenti alla terapia medica.
Nelle forme piu' avanzate di malattia, dove il prolasso è piu' significativo, la tecnica non permette di ottenere risultati significativi ed è pertanto poco utilizzata, al di fuori di contesti particolari (pazienti con controindicazioni a procedure chirurgiche maggiori o anestesia, recidive dopo intervento chirurgico e poche altre).
I vantaggi della tecnica sono evidenti:
Per queste ragioni, a giudizio della maggior parte degli specialisti, e secondo le linee guida delle societa' coloproctologiche, si tratta di una procedura assolutamente attuale, sicuramente da preferire ad interventi piu' invasivi e gravati da piu' serie complicanze, beninteso, quando il grado della malattia sia compatibile col il suo utilizzo, ovvero nel secondo grado.
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