Meno comunemente utilizzata rispetto alla più nota gastrite, la parola duodenite indica uno stato infiammatorio acuto o cronico, di varia natura del cosiddetto duodeno, ovvero del tratto del canale alimentare compreso tra lo stomaco ed il digiuno.
Lo strato interno del viscere è la mucosa ed è quello più comunemente coinvolto nei processi infiammatori; la maggior parte degli agenti e dei processi alla base dell'infiammazione sono coinvolti anche nelle infiammazioni gastriche e quindi lo stato conseguente che riguarda le due strutture è definito gastroduodenite.
Esistono cause comuni ed altre rare.
La causa più frequente è sicuramente la nota infezione da Helicobacter Pylori, la trasmissione dell'agente batterico avviene per via orale e lo stomaco è il principale organo bersaglio con successiva colonizzazione anche del duodeno. L'incidenza ha importanti variazioni geografiche e l'Italia è considerato un paese a media incidenza, mentre sono colpiti entrambi i sessi e tutte le età compresa l'infanzia.
Seconda per importanza ed incidenza è la cosiddetta duodenite da farmaci, ovvero secondaria all'assunzione di medicinali che come effetto collaterale presentano la capacità di infiammare la mucosa, determinando lesioni, ulcere ed a volte perforazioni a tutto spessore della parete. I farmaci più comunemente coinvolti sono gli antinfiammatori ed in particolare l'acido acetilalicilico, l'ibuprofene, il naprossene ma anche i derivati del cortisone e altri meno comunemente utilizzati. Purtroppo duodeniti severe sono spesso conseguenti ad una eccessiva impropria o non controllata assunzione di tali farmaci spesso venduti senza necessità di ricetta come prodotti da banco senza sufficiente consapevolezza da parte di chi li assume circa la loro potenziale lesività.
Ultima tra le cause frequenti: l'eccessiva assunzione di alcool, che determina una forma acuta per assunzioni eccessive in breve tempo ed una cronica secondaria ad un assunzione prolungata di quantità eccessive.
Cause meno comuni di duodenite sono il Morbo di Crohn, a prevalente ma non escusiva localizzazione ileale, il morbo celiaco o intolleranza al glutine, il reflusso biliare patologico, spesso secondario a colecistectomia, alcune infezioni virali quali ad esempio l'herpes ed infine traumi addominali, intubazioni orotracheali prolungate in corso di terapia intensiva, 'stress' causato da interventi chirurgici, traumi o shock.
Cause rare sono l'ingestione volontaria o accidentale di sostanze caustiche o veleni, fumo>, radioterapia e chemioterapia.
A volte, l'infiammazione è asintomatica e viene rilevata solo in corso di accertamenti endoscopici eseguito per altre ragioni, nella maggior parte dei casi tuttavia i sintomi più comunemente presenti sono il dolore continuo o a crampi irradiato alla schiena, nausea e a volte vomito, sensazione di incompleta digestione e gonfiore addominale postprandiale.
Se l'infiammazione è tale da determinare un sanguinamento importante può comparire melena, ovvero la presenza di sangue nelle feci, mentre se avviene una perforazione viscerale il quadro in genere è quello di una peritonite.
L'anamnesi e l'esame obiettivo possono permettere di porre un sospetto dagnostico ma non di confermare la diagnosi.
La diagnosi di certezza richiede una gastroduodenoscopia con biopsia eseguita anche per via transnasale con strumento sottile. E' importante infatti definire il quadro macroscopico per visione diretta e soprattutto le alterazioni microscopiche rilevabili dell'anatomo patologo mediante l'esame di campioni bioptici. L'esame, eseguito anche con adeguata sedazione, è assolutamente indolore e permette di definire la malattia e spesso la causa. Le biopsie duodenali sono diagnostiche ad esempio nel morbo celiaco e permettono di distinguere la malattia infiammatoria da processi neoplastici ad esempio del pancreas o delle vie biliari che possono coinvolgere per continuità il tessuto duodenale. In caso di complicanze, ad esempio emorragiche su ulcere, l'esame ha anche un valore terapeutico permettendo di eseguire con varie metodiche una emostasi endoscopica.
Il mancato riconoscimento della duodenite impedisce di somministrare una terapia adeguata che deve essere mirata alla causa.
L'evoluzione della patologia porta spesso a complicanze quali ad esempio l'emorragia, la perforazione, il restringimento del lume del viscere o stenosi oltre alla persistenza della sintomatologia se presente.
Definita la patologia ed identificata la causa, la terapia deve essere mirata alla risoluzione di quest'ultima quindi ad esempio antibiotici se è presente Helicobacter Pylori, farmaci inibenti o in grado di contrastare l'iperacidità, protettori di mucosa ed indicazioni dietetiche in caso di abusi alimentari o astensione dall'assunzione di glutine nella celiachia. Una volta posta una diagnosi corretta e somministrata un'adeguata terapia la patologia è reversibile e permette una completa guarigione.
Sono sempre possibili tuttavia eventuali recidive, per cui è opportuno a volte eseguire visite programmate di controllo o terapie a lungo termine se indicate.